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“Riqualificazione, sistemazione e arredo urbano di Piazza Matteotti” . di Belloni A.

“Riqualificazione, sistemazione e arredo urbano di Piazza Matteotti” .

07 dicembre 2016

I tre progetti selezionati dalla apposita commissione sono esposti presso la sede comunale dove i cittadini sono invitati a prenderne visione e quindi esprimere una scelta della quale verrà tenuto conto nel formulare la graduatoria finale.

Ho guardato con attenzione gli elaborati esposti ma non ho espresso la mia scelta; sono dei buoni progetti, realizzati con impegno da bravi professionisti, ma mi aspettavo qualcosa di diverso.

Il Centro Storico è l’Anima del Paese; le sue vie, i vicoli, le piazze, ogni singola pietra sono i testimoni dei mille ricordi strettamente collegati tra loro che formano la storia della comunità.

Ho avuto modo di visitare molti centri storici nel Lazio, in Umbria, in Toscana  ed in molte altre regioni; Centri Storici oggetto di accurate manutenzioni e rifacimenti [a volte anche ricostruiti a seguito di terremoti] e sempre ho riscontrato una volontà costante nel mantenere inalterati gli aspetti estetici dei luoghi ed una attenzione particolare nell’uso degli stessi materiali preesistenti sia nel rifacimento di vie, vicoli e piazze sia nel ripristino delle facciate dei palazzi.

Mi sono chiesto se, dopo questa ulteriore riqualificazione,  Piazza Matteotti, già Piazza di Prato, sia ancora in grado di ricoprire il ruolo di memoria comune per tutti i Civitonici.

La risposta   l’ho trovata   rileggendo alcune  poesie di Alessandro Soli                p;“Catamello e altre poesie” e quelle del Maestro Roberto Costanzelli raccolte in  “Civita 2000” e “civita castellana in lungo, in largo, in tondo con verso sciolto e giocondo”

Una di queste poesie il Maestro Costanzelli la dedica a Piazza Matteotti. Già Piazza del Prato.

Inizia dicendo:

“La piazza dei miracoli, dai mille ricordi, tentacoli che avvolgono il volgo e l’inclito in una vita che scorre dal Palazzo del Comune al Seminario,    ….    ….    ….    ….

Per poi concludere:

“Da tempo si cerca perfino di far della Piazza un giardino: le lunghe panchine,    le giare giganti,  di coccio, approccio per alberi eterni nel verde, e borchie    d’argento sui selci da poco rinnovati. Ma c’è da sperare che non siano    umiliati da scritte, da gesti inconsulti, da insulti a quel patrimonio  comune,    che per ora non lasciano più immune nemmeno il ricordo dei morti. Quegli alberi    nuovi,    alla barba dei fessi,    sarebbero    vecchi cipressi,     e i lunghi sedili, da così poco nati, SEPOLCRI IMBIANCATI”             

Non è nostalgia di un tempo passato, è amore per il proprio Paese.

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